Archivi autore: Marcello

Addio a Luciano Proietti

Una notizia che mai avrei voluto ricevere. Il nostro Luciano, il nostro “gigante buono” non c’è più. Il tuo ultimo messaggio dice tutto del tuo modo di essere e del tuo amore per Porchiano “… da martedì che torno sono disponibile per la Pro Loco..“, come sempre pronto a venire ad aiutarci, un amico di tutti.

Non potrò mai scordare questa estate quando a fine serata al Parco Mattia un bambino che avevi servito al tavolo venne con un disegno fatto su una tovaglietta con dedica ” Per Luciano ” e ti sei quasi commosso.

Eri il nostro Gigante Buono o meglio il nostro “Passerotto” , ci mancherai tanto e il tuo esempio non lo scorderemo mai. Ciao Luciano! Un grande abbraccio alla tua cara moglie.

(Alessandro Vescarelli)

Mattia Giurelli – Biografia

Mattia Giovanni nasce l’11 aprile 1897 in via Mura a Porchiano del Monte, frazione del comune di Amelia. Il padre, Giuseppe, è agricoltore e organizza le leghe contadine; nella bella stagione gestisce pure un’osteria, che poi diventa stabile, in via Piazza. La madre, Adelaide Rinaldi, figura nello stato civile “casalinga”; morirà nel 1907, costringendo il marito a far ritorno dall’Argentina dove era emigrato.

Mattia rimane dunque orfano appena ragazzo. Ha un fratello e una sorella più piccoli, il padre decide di metterlo in un collegio di religiosi per farlo studiare. Al ritorno in paese matura la sua decisione di emigrare negli Stati Uniti. Ma è minorenne, ci sono seri problemi di procure. Il barbiere socialista Arbace Baleani, compagno d’ideali del padre, gli prepara le carte. Serve poi un accompagnatore adulto: parte con il compaesano Giuseppe Silvestrelli.

Mattia – siamo nel 1913, anno di massima “febbre” migratoria italiana – si imbarca per gli Stati Uniti. Il suo accompagnatore si ferma a New York; lui prosegue per la Pennsylvania, ricongiungendosi con i tanti compaesani che lavorano in Arnold. Ma alle miniere e all’industria siderurgica preferisce le fabbriche tessili. Emigra nello stato contiguo del New Jersey, scegliendo quale meta Paterson, capitale nordamericana della seta e del comunismo libertario.

Qui gli emigrati italiani sono tantissimi. Mattia entra nel circuito anarchico e s’impegna nell’organizzazione di reti sindacali e antifasciste (nella Anti-Fascist Alliance of North America, e poi nella Mazzini Society), raccoglie fondi per sostenere la causa di Sacco e Vanzetti, nasconde gli esuli politici provenienti dall’Italia. Sono gli anni della presidenza Roosvelt.
Operaio e sindacalista, memore delle lotte degli Industrial Workers of the World entra nei ranghi della Textile WorkersUnion of America affiliata al Congress of Industrial Organizations (fondato nel 1935 in seguito a una scissione dell’ American Federation of Labor). Anima il Dover Social Club, uno straordinario luogo di aggregazione operaio dove – sotto l’etichetta ufficiale dell’apoliticità imposta dalla legislazione vigente – si mescolano l’impegno sindacale per il movimento dei lavoratori, la lotta ai fascismi, la formazione culturale, lo svago.

Mattia nel frattempo si è guadagnato la cittadinanza americana, come tanti altri emigranti italiani. Molti, tra i più giovani e i loro figli, hanno preso le armi per combattere il nazifascismo. Ma la fine del fascismo significa anche possibilità di riallacciare rapporti con il paese natio. Mattia, complice il deciso miglioramento della propria condizione economica – da operaio diviene imprenditore, sempre nel settore tessile – si rende disponibile a finanziare la Casa del Popolo di Porchiano. Non ha alcuna voglia di dimenticare, anzi, nel 1952 realizza un viaggio in Italia assieme alla moglie Mary. Arriva con la dotazione di una cinepresa, gira scene di vita paesana di cui sono stati salvati alcuni straordinari fotogrammi.

Dopo 56 di emigrazione, a 72 anni, decide per il ritorno. A Porchiano diventa rapidamente un punto di riferimento per i giovani del paese: fonda il circolo Arci, fornisce i fondi per acquistare un pezzo di bosco sotto le mura, “salvandolo dalla speculazione” per dedicarlo a nuove attività di ricreazione ed aggregazione popolare, così come aveva appreso a Paterson. Mattia mette in campo un’energia incontenibile. Porta in dote una memoria lunga che attraversa il Novecento e lega vecchio e nuovo Mondo. Tutto ciò ne fa un personaggio memorabile, amatissimo dai più giovani, ben oltre Porchiano.

Il 24 gennaio 1979 si spegne in una stanza dell’ospedale di Amelia. Decide di farsi cremare a Spoleto. L’ultimo saluto avviene per le vie di Porchiano, nel contesto di una cerimonia laica immortalata dalle riprese di Paolo Boccio cui prende parte tutto il paese, per una volta anche le donne. Un masso erratico, con l’iscrizione di un’epigrafe sormontata da una grande A cerchiata, simbolo eterno di libertà e anarchia, accoglie gli attuali frequentatori del Parco Mattia.

Mattia Giurelli – Chi siamo

Siamo arrivati a Mattia Giurelli passando per Porchiano.

Abbiamo notato tra gli alberi e la Casetta nel bosco sottostante le case il masso erratico sormontato dalla A cerchiata, con la bella epigrafe che recita: “ho combattuto per la libertà e la giustizia/ho conservato la speranza e il sorriso/le offro a voi nel nostro comune giardino”.

Poi sono rimbalzate alle orecchie le belle parole di quanti – erano gli anni ’70, anni pieni di giovani e di ideali – gli furono compagni negli ultimi dieci anni di vita, trascorsi a battagliare nel nome di una “nuova cultura”.

Il nome di Mattia vuole dire qualcosa da queste parti. Lui era l’uomo del “collettare”. Della solidarietà operaia e della festa comunitaria. Era il giovane che aveva traversato l’Atlantico e, dopo aver “fatto” l’America, si proponeva di rifare anche le contrade dell’Amerino.

Libertà e giustizia erano le sue parole-chiavi. Ora che le abbiamo ritrovate e storicizzate, con l’aiuto di tanti, studiosi di cose storiche e compagni di memoria, proprio non ci andava di rimetterle in un cassetto.

Siamo, ecco, dove stiamo: nel crogiuolo del presente.

Mattia Giurelli – A partire da Mattia

A partire da Mattia: per una biografia collettiva tra Porchiano e Paterson

Mattia Giurelli ritorna a vivere a Porchiano alla fine degli anni ’60. Ha 72 anni, era partito nel 1913 per gli Stati Uniti, di mezzo ci sono state due guerre mondiali.

Ma il primo riavvicinamento era avvenuto gìá all’inizio degli anni ’50. Arrivando aveva cercato i luoghi della sua infanzia. La casa che era anche l’osteria e la sede della Lega contadina diretta a suo tempo dal padre, dunque i luoghi della famiglia e della sociabilità politica.

Quei luoghi non c’erano più: di mezzo c’erano stati il fascismo e la guerra.

Mattia della lotta al fascismo aveva fatto un obiettivo della sua attività in America, a Paterson, la città dominata dalla industria tessile che accoglieva molti immigrati italiani. La lotta al fascismo veniva condotta soprattutto all’interno di circoli e luoghi di aggregazione culturale dove si mescolava l’impegno politico con lo svago.

C’è una sorta di filo conduttore nell’attenzione che Mattia pone alla politica intesa anche come trasmissione di esperienze, di lotte sociali e “formazione” di valori per le generazioni più giovani. Non è dunque un caso che, mentre era ancora a Paterson, incominci a prestare attenzione alla vita sociale di Porchiano inviando contributi economici consistenti per l’acquisto di quella che doveva essere la Casa del popolo.

Mattia è una figura poliedrica: è stato operaio e imprenditore, è uomo di estrema modernità ma al tempo stesso legato profondamente alla tradizione della sua terra di origine, del movimento operaio. C’è in lui uno spirito socialista e anarchico che troverà esito, come testimonia la corrispondenza ritrovata, nella relazione privilegiata con il partito d’Azione.

Una volta ristabilitosi nel paese d’origine, diviene con il parlare e con l’agire punto di riferimento per i militanti di una vasta area della sinistra. Avvia una serie di attività nelle quali coinvolge i giovani di Porchiano e dell’Amerino.

Nel 1973 partecipa alla fondazione del primo circolo Arci della zona. Ma un circolo cultural-politico è per lui ancora troppo poco. Con i risparmi americani acquista il bosco intorno a Porchiano, mostrando grande attenzione anche verso la salvaguardia ambientale, per donarlo alla comunità locale tramite il comune di Amelia. Si crea così un luogo di coesione sociale gestito dalla Pro Loco e animato dall’impegno degli abitanti della zona.

Nel 1979 Mattia, colpito da ictus, muore nell’ospedale di Amelia.

Starting with Mattia: notes for a collective biography between Porchiano and Paterson

Mattia Giurelli returned to live in Porchiano at the end of the 1960’s. He was 72 years old, and since he left for the USA in 1913, two world wars had been fought.

Before then, he had come back to Porchiano once already at the beginning of the 1950’s. He came back at that time looking for the places of his infancy: the house where he grew up, also the osteria (tavern) and the seat of the Farm Workers League that his father once directed. He was looking for his family sites and those connected with collective political gatherings.

Those places no longer existed because, in the meantime, fascism and the war had taken their toll.

Mattia’s fight against fascism was central to his work in America and in Paterson, a city dominated by a textile industry that counted many Italian immigrant workers. The fight against fascism took place primarily within the social circles (and clubs) and places for socializing, where politics mixed with dance and collective fun.

There is a kind of connecting thread that runs through the attention that Mattia gave politics as a means for transmitting experiences, the forms that civil resistance take and the “formation” of values for younger generations. It wasn’t by chance that while he was still in Paterson he began to follow the social life in Porchiano and sent sizable economic contributions for the acquisition of what would be the People’s House.

Mattia was a multi-faceted man: he was a worker, an entrepreneur, a person of extreme modernity and at the same time a person profoundly connected to the traditions of his homeland and to the worker’s (labor) movement. There was something of an anarchical and socialist spirit in him as can be corroborated in his correspondence and in the privileged relationship he had with the Action Party.

Once he had resettled in his native land, he spoke out and became a point of reference both in talk and in action for the militants in a wide swath of leftist movements. He also set up a series of activities to involve the young people from Porchiano and the greater Amerino area.

In 1973, he participated in the founding of the first Arci (define) circle in the area. However, a cultural political circle proved to not be enough for him. He bought the forestland around Porchiano with his savings from America, with the intention of safeguarding the environment and to donate it to the local community through the Municipality of Amelia. He thus created a place for collective social cohesion, administered by the Pro Loco (define) and maintained by the commitment of local inhabitants.

In 1979, Mattia was overcome by a stroke and died in the hospital of Amelia.