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Pasquetta a Porchiano del Monte

Il Lunedì dell’Angelo, che quest’anno cade il 17 aprile, popolarmente chiamato Pasquetta, è la giornata tradizionalmente dedicata alle gite fuori porta. Pare che questa consuetudine sia nata in ricordo dell’apparizione che Gesù fece ad alcuni discepoli in viaggio verso Emmaus, a pochi chilometri da Gerusalemme. In Italia questa giornata è diventata festa a partire dal dopoguerra, per allungare le celebrazioni pasquali.
Porchiano è una meta ideale per trascorrere piacevolmente questa giornata rispettando la tradizione.
La mattina del 17 infatti, a cura della locale Pro Loco, è stata organizzata una camminata di circa nove chilometri che unisce le cinque chiese nel paese e nei boschi circostanti. Si tratta di una piacevolissima passeggiata, adatta a tutti, con partenza alle dieci dal Parco Mattia e pranzo finale, al costo complessivo di dodici euro. E’ previsto un menù vegetariano. Le iscrizioni si possono effettuare presso il Circolo oppure scrivendo a info@prolocoporchianodelmonte.it.
Nel pomeriggio, chi ha ancora voglia di camminare, può raggiungere invece il Sentiero di Palliccio, a circa tre chilometri dal paese, un percorso corredato da una cartellonistica esplicativa della flora e della fauna locale. Per farlo tutto, occorre meno di un’ora e l’ingresso è gratuito.
Non dimenticate la macchina fotografica!

Una storia di arte e di vita a Porchiano del Monte

Sul “Banditore di Amelia”, in due puntate a febbraio e marzo 2017, è apparso un articolo dell’architetto Maria Cristina Marinozzi – di cui riportiamo ampi stralci – a proposito del diario di Fausto Vagnetti (1876 – 1954), autore della decorazione della cappella “dedicata a San Francesco d’Assisi, in casa Pennazzi Catalani”. Il diario è conservato nell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, e tra molti altri ricordi se ne trovani alcuni dedicati al lavoro nel nostro borgo.

La prima annotazione porta la data del 14 ottobre 1920, mentre l’ultima del 20 novembre dello stesso anno. L’artista descrive con vivaci osservazioni l’arrivo a Porchiano, la sua permanenza e i personaggi della casa.
Giunge nel “paesotto umbro, incastonato in una roccia solitaria, cinto sui fianchi da ulivi e da elci nere” il 29 settembre dopo un viaggio definito bizzarro: “da Roma ad Attigliano in ferrovia, da Attigliano a Lugnano con una vecchia diligenza postale semi sconquassata tirata da un ronzino tutte ossa” e da Lugnano su “un somaro: avevo a tracolla la scatola dei colori e sul dorso del ciuco il lungo rotolo dei disegni […] mi tenevo in sella come un cavaliere antico, ma sentivo di cavalcare storto e non sapevo raddrizzarmi; temevo sempre di andar giù […] e sospiravo la meta”.
La casa gli apparve “grassa e pingue”, il lavoro si svolgeva tutto il giorno e alle nove di sera si andava a letto in un silenzio “solenne”.
Il 24 ottobre il Vagnetti scrive che la volta e la decorazione dei lunettoni erano completate e riflette sull’opera compiuta esprimendo soddisfazione, ma anche rammarico per il fatto che quasi nessuno avrebbe potuto conoscere la sua esistenza: “E’ un’armonia fine che ne viene fuori e sento che al termine del travaglio forse avrò compiuto un’opera d’arte. Peccato che rimarrà qui, in questo casone nero, lontana dal mondo, senza una persona vicina che la comprenda e l’apprezzi, all’infuori del vecchio Catalani che viene in questo luogo raramente. Nessuno dei miei amici la vedrà; nessuno dei miei colleghi potrà constatare fin dove potrà giungere il mio senso decorativo e la mia abilità nel condurre un’opera simile; nessuno dei miei nemici verrà qui a mordersi un labbro dalla rabbia, e ciò è male. Il solo curato la gusterà quando ci dirà la messa, e questi contadini riposeranno inconsapevolmente gli occhi nell’armonia di quei turchini e quei gialli, pensando amaramente ai soldi che il padrone ha speso. E pazienza!”.
In effetti le sue parole si sono rivelate profetiche, la cappella, dopo essere caduta in un lungo oblio, ha rischiato di andare perduta a causa dell’abbandono e delle infiltrazioni d’acqua provenienti dal tetto, ed è solo grazie alla sensibilità dell’ultimo proprietario che si è salvata ed è in buono stato di conservazione. […]
Nella giornata del 20 novembre, Fausto Vagnetti registra la conclusione della decorazione, espri mendo compiacimento per la buona riuscita, nonostante il tempo e i mezzi limitati.
Inoltre gioisce per essersi “provato in un lavoro che resterà e di aver raggiunto un’armonia nell’assieme e nelle parti”, sottolineando anche che “il San Francesco è una figura trovata e di intenso sentimento”.
Fausto Vagnetti afferma poi che, dopo l’esperienza della cappella, nella quale ha dovuto risolvere molteplici problemi e sperimentare “l’enorme differenza frra il ponte e il cavalletto”, spera di poter affrontare una commissione più complessa, nella quale raggiungere un risultato ancora più elevato. Prosegue poi con un sentito apprezzamento per la competenza e la disponibilità del decoratore Luigi Razza, che l’ha aiutato nel lavoro della cappella e del quale descrive anche la figura e il carattere: “Per la parte grossa del lavoro sono stato aiutato da un decoratore di Amelia, certo Luigi Razza, un ometto sui 57 anni, pieno di esperienza, di buona volontà, di amore nel lavoro quotidiano. E’ discretamente abile, ma di grande timidezza. In principio vedendo quei turchini, quei gialli, quelle gamme di colori vivaci, quell’innesto di toni forti, si spaventava, lui abituato a lavorare a forza di mezze tinte e di timito e continuato chiaroscuro, lui imbevuto di vecchie teorie apprese a Perugia con qualche artista decrepito e a Roma con un paio di decoratori dozzinali; ma poi ha cominciato a sentire una musica sconosciuta, ma bella, si è entusiasmato al lavoro e in ultimo si è scosso. E’ un artefice prezioso e un uomo di grande deferenza, starei per dire di grande umiltà; se avrò la fortuna di altre commissioni me ne servirò indubbiamente”.
E’ probabile che Luigi Razza abbia collaborato alla realizzazione dei fondi e dei motivi decorativi, che erano la sua specialità, infatti, come riferisce lo stesso Vagnetti, “rimarrà a Palazzo Pennazzi Catalani tutto l’inverno per decorare varie camere”.
A seguire, l’artista tratteggia una carrellata di divertenti ed acuti ritratti dei lavoratori della casa e dei maggiorenti del paese con i quali ha vissuto i cinquanta giorni a Palazzo Pennazzi Catalani, “gente buonissima e deferente. Giocondo, il maggiordomo, abile, astuto, volpino spesso, ma ossequiente alla consegna avuta dal cavalier Catalani di trattarmi bene; […]. Palmira, la vecchia fattoressa che cucina in maniera impeccabile […]. Il sor Vincenzo, il fattore, vecchio contadino, forte, alto, violento, ma di grande cordialità con me. […] Elvira, la piccolissima Elvira, figlia di questi fattori, madre di nove figli, […]. E poi Getullio e Terzo, i guardiani, pezzi di scoglio staccati da questi monti, robusti e risacchioni; Gigetto, l’uomo di fatica, alto, magro, […] faccia caratteristica di villano umbro quattrocentesco; e poi Vannicelli il cocchiere e stalliere, tipo di filosofo, furbacchione e scettico, […]. Il maestro. tipo di cacciatore perfetto ed impenitente, di fumatore arrabbiato, […]. Il curato, don Giuseppe Zappetelli, un omaccione lungo e grosso e panciuto che dice messa la mattina alle cinque […] il vero curato di campagna rimasto a cento anni addietro […], è stata l’unica persona che si è interessata giornalmente della mia opera […]. E a lui va associata la Righetta, la sua serva, un pezzo di travertino vestito da donna […].
Le pagine si chiudono con il commiato di Fausto Vagnetti a Porchiano del Monte: “Lascio questo paesotto di bolscevichi arrabbiati con un certo rimpianto”.
[…]

Uova di Pasqua dell’AIL a Porchiano

Domenica 26 marzo 2017, davanti alla Chiesa Parrocchiale di Porchiano del Monte, al termine della Messa mattutina, sarà possibile acquistare le uova di Pasqua dell’AIL, l’Associazione Italiana contro le Leucemie – Linfomi e Mieloma Onlus. Si tratta di una iniziativa che si ripete tutti gli anni e ha lo scopo di raccogliere i fondi per contrastare queste gravi malattie. In particolare, il denaro raccolto verrà utilizzato per sostenere la ricerca scientifica, finanziare il Gruppo GIMEMA (Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell’Adulto) cui fanno capo oltre 150 Centri di Ematologia; collaborare al servizio di assistenza domiciliare; realizzare case alloggio nei pressi dei centri di terapia; realizzare sale gioco e scuole in ospedale.
E’ di questi giorni la notizia, certificata dall’ISTAT, del calo dei decessi per tumori in Italia, un fenomeno che è dovuto sia ad una maggiore prevenzione sia a cure più efficaci. Sostenendo la ricerca, con un gesto semplice come l’acquisto di un uovo di Pasqua, si contribuisce a lottare contro queste gravi malattie.

Misure preventive contro le zanzare

E’ stata pubblicata nei giorni scorsi ed entrerà in vigore il primo aprile 2017 l’ordinanza n. 29 del Comune di Amelia, che ha come oggetto le “Misure preventive contro le zanzare (Aedes albopictus e Culex pipiens) e le malattie trasmesse da vettore. Si tratta di una lunga serie di prescrizioni che tutti sono tenuti a seguire per evitare il proliferare dei vari tipi di questi insetti. Come è noto, alcuni di essi sono particolarmente aggressivi e possono causare problemi sanitari. E’ importante occuparsene adesso, perché intervenire quando ormai le zanzare sono adulte – si ricorda nell’ordinanza – comporta un maggiore rischio di tossicità, difficoltà di gestione, maggiore impatto ambientale e costi elevati.
Dunque, fra le numerose prescrizioni, che si possono leggere per intero nell’ordinanza scaricabile qui, vi sono quelle che riguardano i possessori di orti, ai quali viene chiesto tra l’altro di svuotare completamente i contenitori utilizzati per annaffiare e in generale di evitare il ristagno d’acqua. Pratica, quest’ultima, che è la prima forma di prevenzione contro le zanzare. E quindi anche di prestare attenzione ai sottovasi e a qualsiasi altro recipiente. Anche le grondaie devono essere accuratamente pulite e ne va verificato il funzionamento.
Se tutti i cittadini seguiranno queste prescrizioni, sarà possibile godere della prossima bella stagione limitando le fastidiose punture.

Piccoli campioni crescono

Non più tardi di ieri stavamo raccontando la grande vittoria di Elisa Vincenzini, che già oggi ci occupiamo nuovamente e con piacere di un altro bel risultato raggiunto da un piccolo atleta locale. Viene quasi voglia di parlare di una “onda porchianese” nel karate, osservando la bella medaglia d’argento, conquistata da Francesco Lulla.
A Montecatini infatti oltre ai Campionati Italiani si è svolta la Coppa Italia di Karate (fino a cintura blu) dove, nella gara di kumite riservata ai bambini fino a sette anni, Francesco ha vinto tutti gli incontri sganciando dei bei tiri diretti e precisi contro gli avversari. La finale si è conclusa con un pareggio e di conseguenza si è andati ai supplementari, dove un tiro ricevuto gli ha fatto perdere l’oro ma conquistare l’argento.
Un risultato di tutto rispetto, conseguito con la grinta e al contempo la naturalezza di un bambino, rispettoso dei suoi avversari. Possiamo solo immaginare la contentezza dei genitori e dei nonni: questi ultimi lo hanno accolto come un vero eroe. Francesco, subito dopo la competizione ha domandato: “Mamma, Elisa mi ha visto per tutta la gara?”. Il miglior punto di riferimento!

Intervista ad Elisa Vincenzini

Ci eravamo lasciati con Elisa a fine febbraio scorso, quando a Pomezia aveva vinto l’ultima gara preparatoria in vista dei campionati italiani che si sarebbero svolti a Montecatini a metà marzo, e oggi la troviamo di ritorno dalla città toscana con una bellissima medaglia d’oro: campionessa italiana di karate specialità kumite (combattimento). La soddisfazione dei genitori è grande, e anche l’entusiasmo di tutta la comunità porchianese per questa giovane atleta, alla quale abbiamo voluto fare alcune domande a cui gentilmente ci ha risposto.

Buongiorno Elisa, e congratulazioni! A chi dedichi questa bella vittoria?

Buongiorno e grazie! La dedico a tutti quelli che credono in me… al mio maestro Daicoro Principi di Montecchio e ovviamente ai miei genitori che credono in me e che mi sono sempre vicini. Voglio ringraziare di cuore il mio maestro che è davvero in gamba e mi ha saputo trasmettere l’amore per questa disciplina. La mia curiosità è diventata passione!

Quando hai iniziato a praticare e come hai fatto a conoscere il karate?

Ho iniziato cinque anni fa per caso. Ho visto un manifesto pubblicitario per strada e mi sono incuriosita.

Ogni quanto ti alleni oggi?

Mi alleno tre volte a settimana nel dojo di Attigliano con il mio maestro e in quello di Viterbo con tutti gli altri maestri del Gak (Gruppo Agonistico Karate).

Ti porta via molto tempo allo studio?

Diciamo abbastanza anche se al momento riesco a portare avanti bene tutte e due le cose.

Cosa ti ha insegnato lo sport?

Prima di tutto il rispetto per le regole, per chi ti insegna, per i compagni (che sono fantastici) e per gli avversari. Ma soprattutto che se si vuole ottenere qualcosa  bisogna impegnarsi e credere in se stessi.

E qual è la cosa che più ti piace di questa attività?

Mi piace il confronto con gli altri anche perché così posso farmi altri amici o amiche. L’anno scorso per esempio a Timisoara, in Romania, ho conosciuto una ragazza simpaticissima con cui mi sento spesso.

C’è qualche campione o campionessa in questo o altri sport che ammiri particolarmente?

Il mio idolo è Bruce Lee… ho visto molti film dopo che ho iniziato a praticare!

A cosa pensi quando combatti?

Sono completamente concentrata su come e dove colpire l’avversario, anche perché ci insegnano a tirare colpi precisi e controllati evitando – fin dove è possibile – di fare male all’avversario.

Come vedi il tuo futuro in questa attività?

Non so immaginare niente di particolare ma certamente mi piacerebbe partecipare a delle gare internazionali.

Ti piacerebbe se la tua sorellina seguisse le tue orme?

No, assolutamente no, anche perché mi bastano i pugni che mi dà a casa… e poi è proprio un altro tipo!

Escursionisti in visita a Porchiano

Un gruppo di escursionisti romani, con alcuni stranieri, appartenenti per lo più all’Associazione Camminatori Escursionisti Roma, ha fatto visita domenica a Porchiano del Monte, nell’ambito di una passeggiata con partenza a Giove ed arrivo a Lugnano in Teverina. Complice la splendida giornata, tutti i partecipanti si sono mostrati entusiasti per la bellezza del paese, apprezzandone il fascino della campagna e dei boschi che lo circondano. Guidati da Marcello Paolocci e Mario Galassi, hanno prima attraversato il Sentiero di Palliccio, in seguito hanno percorso via delle Zamponare per poi sostare a lungo sulla splendida cinta muraria del borgo, dalla quale hanno ammirato Amelia e il Terminillo innevato, insieme alle altre montagne da lì visibili: il Soratte, i Cimini, l’Amiata, il Cetona, gli Amerini. La passeggiata è poi proseguita per la Santissima Trinità fino al punto di arrivo a Lugnano. Numerose sono state le domande su Porchiano e sulla possibilità di soggiornarci, a cui sono state date ampie indicazioni. Altre escursioni sono in programma nei prossimi mesi per visitare questo incantevole luogo dell’Umbria: per rimanere aggiornati si può consultare il sito Ogni Passo e la pagina facebook dedicata.

Nuova collocazione per il ciborio

In un articolo apparso sul Banditore di Amelia, nel marzo 2016, Emilio Lucci ha raccontato un episodio che avvenne a Porchiano oltre centoventi anni fa.
In occasione di una mostra di opere d’arte, organizzata a contorno di un Congresso Eucaristico promosso ad Orvieto, don Luigi Luzi, parroco di Lugnano a quel tempo, cercò di portarvi un prezioso ciborio quattrocentesco che era allora sull’altare della Chiesa Parrocchiale. Gli abitanti di Porchiano si ribellarono, temendo di perderlo per sempre, e bloccarono il carro che doveva trasportarlo. Ne seguì un divertente batti e ribatti, che è ben descritto nell’articolo di Lucci che si può leggere integralmente qui. L’articolo si chiudeva con una domanda: visto che il ciborio giace dimenticato in un angolo, non è forse il caso di valorizzarlo attraverso la sua esposizione in un museo?

A questa ipotesi si è dichiarato contrario, in un successivo articolo publicato sempre sul Banditore, Aldo Perelli, il quale ne ha tratteggiato la storia recente, augurandosi che il prezioso manufatto venga piuttosto ricollocato a vista nella Chiesa Parrocchiale, anziché in un museo, essendo patrimonio di tutti i Porchianesi. L’articolo di Perelli si può leggere integralmente qui.

Oggi possiamo annunciare che il prezioso ciborio grazie all’opera di alcune persone che con grande entusiasmo stanno risistemando la Chiesa Parrocchiale, è stato ripulito e ricollocato in un punto molto visibile ai fedeli, ed è davvero uno spettacolo per gli occhi ammirare un’opera del genere. Il ringraziamento va a Cristina, Luigi, Sergio, Alessandro e a tutti coloro che si stanno dedicando per dare nuova vita a queste preziose testimonianze: di fede, prima di tutto, ma anche di enorme interesse artistico.

Nei prossimi giorni sempre in questo sito e nella pagina Facebook dedicata al nostro paese, racconteremo le altre novità di questa primavera porchianese.

Notte della Civetta a Porchiano

Civetta, foto di Nicola Lodigiani.

Si ripete ogni due anni in contemporanea in molti luoghi d’Europa, ed è una iniziativa volta a promuovere la conoscenza dei rapaci notturni, giunta alla sua dodicesima edizione. A Porchiano, e più precisamente al Sentiero di Palliccio, sabato 11 marzo 2017, a partire dalle diciotto e trenta, un educatore e divulgatore ambientale, Massimo Ceci, parlerà dell’interessante mondo degli Strigiformi. Seguirà poi una escursione notturna sul percorso del Sentiero, con sosta al punto di ascolto e osservazione per ascoltare questi affascinanti uccelli notturni. La cena è prevista al sacco, ognuno provvede per sé. La partecipazione è gratuita, e chi vorrà potrà lasciare un contributo per la manutenzione del Sentiero. E’ indispensabile partecipare mantenendo il più possibile il silenzio per evitare di disturbare gli animali. E’ opportuno portare una torcia o lampada frontale, da usare però soltanto in caso di bisogno. Per partecipare occorre prenotarsi inviando a una mail a Marcello Paolocci: marcellopaolocci@yahoo.it.

Porchiano, luogo del silenzio

I luoghi del silenzio è un bel sito curato da Silvio Sorcini, Alberto Monti e Raimondo Fugnoli, che ha lo scopo di mostrare i luoghi meno conosciuti dell’Umbria, delle Marche e delle regioni limitrofe. Alcuni di essi sono proprio dei tesori nascosti, altri sono invece più noti e visitati. Si parla di paesi, di castelli, di chiese, di abbazie, di luoghi comunque interessanti, lì dove il rischio è quello che il tempo e l’incuria ne possano disperdere l’immenso valore.
Fra questi luoghi bellissimi, non potevano mancare Porchiano del Monte e alcune delle sue chiesette. Gli articoli che li descrivono, sono corredati da stupende fotografie. Un sito da visitare per conoscere alcune perle del nostre territorio, per poi venirle direttamente a visitare. Porchiano, è infatti una splendida meta per le vostre vacanze.

Ecco alcuni link diretti, consigliando però la visione di tutto il sito:

Porchiano del Monte

San Simeone

Santissima Trinità

Santa Cristina

Sant’Antimo