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Tentato furto al centro disabili

Due uomini sono stati arrestati, la notte scorsa, mentre tentavano di compiere un furto all’interno del centro disabili di Porchiano. I rumori provenienti dal locale hanno insospettito dei ragazzi che stavano seduti poco lontano, i quali hanno dato l’allarme ai carabinieri. Una volta bloccati, dall’auto dei due sono venute fuori armi e materiali da scasso. Sono un amerino di 24 anni e un narnese di 47.

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Promossi a pieni voti

La squadra di calcio di Porchiano arriva seconda nel suo girone, ma questo è un secondo posto particolare perché, finalmente, dopo quattro anni, consente alla compagine amerina la promozione in Seconda Categoria. Abbiamo incontrato alcuni protagonisti di questa stagione ed abbiamo rivolto loro qualche domanda.

Presidente Catalucci, in questi casi il merito va sempre diviso fra tutte le parti o sente di dover ringraziare qualcuno in particolare?
Il merito è della squadra e del suo allenatore che non hanno mai mollato la presa e hanno sempre creduto nei propri mezzi, allenandosi fino all’ultima giornata. E’ stata un’annata difficile, tormentata dagli infortuni e dalle squalifiche, e dopo un’avvio altalenante tra ottime prestazioni e prove incolori, si è arrivati ad un certo punto della stagione dove era impensabile una rimonta, avendo accumulato un distacco dal Lubriano di 7 punti a sole sei giornate dal termine. Dire che la fiducia riposta in questi ragazzi è stata ben ripagata.

Il prossimo campionato sarà molto più duro, come vi state organizzando?
In Seconda Categoria avremo bisogno di un impegno maggiore sia da parte della società che da parte dei giocatori: sul  primo versante stiamo cercando di portare forze nuove, sul secondo vorremmo confermare tutti i giocatori e se possibile, prendere qualche rinforzo che ci garantisca un campionato tranquillo.

Marco Pernazza, al primo anno da allenatore, subito hai ottenuto una promozione; proprio un bell’esordio?
Ribadisco il concetto espresso dal presidente sottolineando che a questi livelli la condizione fisica e quindi la costanza negli allenamenti fanno la differenza perché quasi tutte le squadre crollano a fine campionato. In più non scordiamoci che un’altra componente essenziale di ogni risultato è la fortuna, che nella prima fase ci aveva abbandonato.

Qual è stato il momento in cui hai capito di potercela fare?
Direi che decisivo è stato lo scontro diretto con il Lubriano, vinto per 1-0, che ha consentito un vantaggio di due punti risultati determinanti; però sicuro della promozione non lo sono stato mai, né quando abbiamo fatto 14 reti al Castiglione, né quando in effetti eravamo promossi, perché non sapevamo il risultato del Lubriano.

Ricordiamo i protagonisti di questa stagione:
Presidente Bruno Catalucci; Allenatore Marco Pernazza.
Portieri: Luca Sacripanti; Mirko Caiello.
Difensori: Emanuele Miliacca; Alessio Forti; Paolo Chieruzzi; Marco Pernazza; Rinaldo Stamigna; Marco Succhiarelli; Marco Tempobono; Michele Lorenzoni.
Centrocampisti: G. Luca Posati; Luca Grassi; Giordano Sisti; Dino Mengoni; Stefano Ercoli; Fabrizio Roccalto; Simone Mengoni.
Attaccanti: Giuseppe Sinatra; Gianni Felici; Carlo Leoni; Oreste Grilli; Luca Vincenzini.

(Articolo di C. L., apparso su Il Banditore di Amelia di giugno 1997)

L’organo “Morettini” di Porchiano

L’organo della chiesa di San Simeone di Porchiano è stato costruito nel 1907 per volontà dell’Arciprete don Ulisse Pini, dal celebre organaro perugino Nicola Morettini, considerato una delle personalità di maggior spicco della scuola umbro-marchigiana.

Lo strumento è posto in cantoria sopra la porta d’ingresso e presenta un prospetto diviso in tre campate, rispettivamente di 5, 7 e 5 canne ciascuna, tutte appartenenti al registro principale. Sulla canna maggiore è inciso il nome del costruttore e la data: Morettini MCMVII.

Lo strumento è da considerare come uno dei più importanti della regione sia in funzione della rappresentatività dell’opera del Morettini (un organo simile del 1908 si trova a Foce di Amelia, nel santuario Santa Maria delle Grazie), che della conservazione integrale di tutte le sue parti. Lo strumento, nei quasi novanta anni di vita, concepito come “organo da accompagnamento”, ha subito pochi interventi ed è ora perfettamente restaurato dalla ditta Angelo Carbonetti di Foligno.

Nell’archivio della chiesa sono conservati tutti i documenti circa la costruzione ed il contratto che porta la data del 30 gennaio 1907: l’organo fu consegnato il 23 giugno dello stesso anno. Il costo della costruzione fu di lire 1.486,92; questa spesa fu parzialmente coperta dal recupero del materiale dell’organo storico precedente, del quale purtroppo non si conosce alcuna notizia.

La disposizione fonica dello strumento (secondo il contratto originale) è la seguente:

  1. L’organo risulterà composto da n. 432 canne, ripartite in n. 7 registri, cioè:
    – Principale 8 p. 12 prime chiuse e rimanenti in stagno e metallone (canne 56);
    – Flauto 8 bordone armonico (canne 56);
    – Ottava 4 p., in metallone (canne 56);
    – Pieno 2 p. 3 file, in metallone (canne 168);
    – Voce celeste 8 p., in metallone (canne 42);
    – Viola 8 p., in stagno (canne 42);
    – Bassone 8 p. al pedale (canne 12).
  2. In mostra vi sarà il Re secondo del Principale, con un seguito di altre 16 canne.
  3. La tastiera in osso ed ebano avrà 56 note, la pedaliera 24 pedali.

Molto bello e attuale l’avvertimento che l’Arciprete don Ulisse Pini segnò nel libro dei pagamenti della Parrocchia:

“Organo – osservazione necessarissima.

Accadendo un guasto e che l’Organo si stonasse o in qualunque maniera bisognasse di quale riparazione, suggerisco al Parroco o a chi ne farà le veci, di non farlo toccare da strappini che girano, i quali non faranno altro che rovinarlo, ma sibbene si dovrà chiamare qualche altro che veramente s’intende della meccanica dell’Organo e che la sappia bene accordare, non badando se ci vorrà qualche lira in più.

Questo è il mio consiglio.

(Articolo di Wijnand van de Pol, apparso su Il Banditoredi Amelia di aprile 1995, trascritto da Marcello Paolocci)

Piero, le suore e il trattore

Ci aveva spesso invitato ad andare in campagna da lui, ci voleva sul trattore… tanto che un giorno andammo.

Girando tra gli sterpi, lungo i prati e i campi erbosi, ci faceva ammirare tutte le bellezze del Creato, dal colore smagliante dei fiori al piccolo ragno tessitore nella siepe, che incantava il suo sguardo.

All’imbrunire si contemplava il tramonto dorato ed il sole in un mare di fuoco.

Era la sua vita: amare l’universo intero e lavorare senza sosta.

Semplice, dal grande cuore, sensibile e nobile di sentimenti, con tratti di squisita carità, nella sua apparente rudezza, Piero Cucco era ricco di umanità e possedeva i valori essenziali che nella vita rendono l’uomo libero e felice.

Non si può scordare…

Ogni qual volta attraversiamo un bosco o ammiriamo un fiore tra le spine, vediamo ancora lui, Piero, nel suo mondo fantastico e reale: il suo cielo.

(Articolo di suor Pia Epifani, apparso su Il Banditore di Amelia di febbraio 1995, trascritto da Marcello Paolocci)

Inaugurazione dell’organo Morettini

Sabato 18 febbraio 1995, festa del patrono San Simeone, nella chiesa parrocchiale verrà inaugurato, alle ore diciassette, l’organo “Morettini“, che da tanti anni vediamo nel soppalco sopra la porta principale, ora rimesso a nuovo dalla ditta Carbonetti di Foligno.

Il Maestro Wijnand Van De Pol, coadiuvato dal cantante Paolo Pellegrini, eseguirà nell’occasione scelti brani musicali.

Seguirà un’altra interessante sorpresa: la dottoressa Margherita Romano, della Soprintendenza di Perugia, presenterà ufficialmente l’affresco “Madonna con Bambino” che è sulla parete della navata sinistra della chiesa, ora che è stato portato a termine il necessario restauro da parte della ditta Vakalis di Roma. Trattasi di opera di grande valore storico ed artistico, probabile lavoro del pittore Pier Matteo d’Amelia, noto artista locale dell’ultimo Quattrocento, o della sua scuola pittorica.

(Articolo senza firma, apparso su Il Banditore di Amelia di febbraio 1995, trascritto da Marcello Paolocci).

Il Porchiano ci riprova!

La squadra di calcio del Porchiano si è ripresentata al “via” del campionato di terza categoria aggiustando fin da ora la mira per il traguardo della promozione, fallito lo scorso anno per un soffio, nello spareggio con il Lugnano.

Ha iniziato con l’immettere nella società nuovi giovani soci, cosicché la smania di affermazione di essi (specialmente del vice presidente Alfonso Saltimbanco), mette in movimento tutto il complesso, alimentando di nuova linfa la dirigenza e di ambizione e grinta la squadra.

Le nette vittorie già ottenute con il Baschi, l’Allerona ed il Castel Giorgio ne sono la prova più evidente, seppure intervallate dal pareggio con il Colonia, una squadra rivale diretta per la corsa nel campionato, insieme al Giove e al Montecchio.

“Lo scorso anno abbiamo fallito la promozione sul filo di un rasoio con la più fortuna squadra del Lugnano, è vero; ma, a vedere la bravura e l’attaccamento dei nostri giovani, questo dovrebbe essere l’anno buono per ripetere il salto già riuscitoci quattro campionati or sono”, afferma il presidente Bruno Catalucci.

Naturalmente, da parte sua, l’allenatore e giocatore Gianfranco Felici cerca di frenare gli entusiasmi e convincere i suoi atleti, apostrofando… “Dobbiamo lottare e soffrire ogni partita per vincere!”.

Ma il Porchiano sta vincendo e convincendo non solo i suoi dirigenti, ma anche e soprattutto i suoi tifosi, che numerosi lo seguono anche nelle trasferte più scomode.

Gli atleti che quest’anno la società ci presenta sono tutti del paese oppure delle zone vicine a Porchiano: veri dilettanti, ma con un cuore e una voglia di affermazione veramente notevoli, invidiabili.

Nella rosa, in cui è d’obbligo notare come emerge Luca Vincenzini, che tra coppa e campionato a fine ottobre ha già segnato otto reti, figurano i portieri Pera Massimo e Fiorentini Sascia; i difensori Miliacca Emanuele, Felici Gianfranco, Posati Gianluca, Forti Alessio e Bartolini Giampaolo; i centrocampisti Ercoli Stefano, Mengoni Dino, Tommasi Claudio, Sisti Giordano e Mengoni Simone; gli attaccanti Vincenzini Luca, Felici Gianni, Leoni Carlo, Piergiovanni Stefano e Venturi Daniele.

Coraggio Porchiano! Ti seguiremo fino a termine campionato, con l’augurio fin da ora di poter festeggiare insieme l’ambita promozione.

(Articolo di Elle, apparso su Il Banditore di Amelia di novembre 1994, trascritto da Marcello Paolocci)

 

Ricordo di Pietro Cucco, un anno dopo

Gli alberi mi aiutano a tener vivo Pietro nella memoria. Gli alberi ricurvi, gli alberi mossi dal vento, gli alberi massicci e gli alberi odorosi. “Senti l’odore del cipresso?”, mi chiese Pietro un mattino, mentre mi metteva tra le mani una tavola con un gesto brusco. “Il cipresso, anche dopo anni che è stato tagliato, profuma”.

Gli alberi Pietro li sapeva guardare come nessun altro, perché li sentiva vivi e ne intuiva le forme nascoste. Come tagliaboschi ne conosceva utilità e qualità, come artista giocava con le loro forme, immaginandone continue metamorfosi. Così un grande tronco d’olivo ricurvo s’è fatto porta per la sua casa, così da molteplici forme di querce di noci ha saputo ricavare altalene, panche circolari e un vaso di fiori alto come un rinoceronte. Al trave del tetto della sua casa mezza scavata nella roccia, tre anni fa gli è venuta la fantasia di regalare un volto da indiano. “Ho visto quella faccia seguendo le venature del legno” – mi disse allora con semplicità. E io sapevo che era vero, perché lo avevo osservato tante volte lavorare all’arte misteriosa della scultura. L’arte che Pietro più amava, per la capacità che aveva di intuire le forme nascoste nella sostanza della materia. Quando, alcuni anni fa, gli venne la passione della pietra, e faticosamente si cimentava a scolpire una madonna con bambino, di cui non fu mai soddisfatto, mi raccontò che scolpiva tutte le mattine, nell’ora che precedeva l’alba. “E’ l’ora delle intuizioni”, sosteneva. “E poi dopo devo andare a lavorare…”, aggiunse ridendo.

Pietro aveva molti amici ad Amelia che condividevano, più o meno a seconda dei caratteri, le sue scelte radicali di vita, lontano da molte convenzioni. A me, che venivo da fuori colpì subito la sua curiosità e il suo straordinario senso di ospitalità. Aveva un modo di vedere le cose che in America Latina chiamerebbero amplio. Amplio, ecco l’aggettivo con cui desidero ricordarlo! Pietro era un uomo amplio perché capace di accogliere gli altri, Pietro era amplio per il suo modo di guardare e di parlare e di giocare con le cose. Tra gli amici che ho avuto è stato dei più solari e diretti, perché era un uomo aperto, che sapeva guardarsi dall’ombra del pregiudizio, che tanto ci danna nei nostri rapporti con gli altri.

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