Una semplice stradicciola immersa nel bosco che circonda il paese, degrada dolcemente verso nord-ovest, in direzione di Lugnano. Dopo pochi metri c’è un punto che viene chiamato lo scopritoro, nel quale (gli anziani ancora lo ricordano) chi passava si fermava un attimo per riposarsi e recitare il Gloria, e da dove si poteva vedere una piccola chiesetta: la Santissima Trinità, alla quale si giunge dopo alcuni minuti di un ulteriore cammino.
Si tratta di una deliziosa antica abbazia “Extra Castrum Porchiani”, inserita in un complesso risalente al secolo XII e che comprende anche alcuni edifici presbiteriali, di epoca probabilmente successiva, e una torre.
La chiesa, che appartiene al capitolo della Cattedrale di Amelia, è di stile romanico locale, con una facciata realizzata in travertino finemente lavorato e un portale a tre elementi monolitici sormontati da un archivolto nel medesimo materiale. Nell’intervallo c’è una lunetta che probabilmente conteneva un affresco.
L’interno della chiesa è composto da un’unica navata intercalata da nicchioni laterali che contengono affreschi di ispirazione popolare di un certo interesse, databili tra il XIV e il XVII secolo.
Una bella tela del Settecento illustra chiaramente il Mistero della Santissima Trinità: Dio Padre sorregge il Figlio crocifisso e lo Spirito Santo domina nel nome del Padre. La tela è ripresa da un affresco andato quasi completamente distrutto.
Cosa sappiamo delle origini di detta chiesa? E’ rimasto un interessante documento della visita pastorale del monsignor Camaiani nel 1574, in cui si legge: “In prossimità del castello di Porchiano sorge l’insigne chiesa dedicata alla SS Trinità che anticamente fu monastero, più propriamente abbazia illustre come chiaramente risulta dai resti delle crollate mura…”. Il Vescovo parla della grandiosità della antica abbazia andata però in rovina e della necessità di curare e riparare sia il tetto sopra l’altare che le mura dell’antica fabbrica della chiesa che hanno urgente bisogno di manutenzione e difesa dal pericolo di andare in rovina a causa di grandi “fexurae seu crepature”.
Se nel 1574 il Vescovo scrive che l’abbazia è andata in rovina e la chiesa è pericolante, e ordina di chiuderne le crepe per la festa del Mistero della Santissima Trinità, certamente le origini del nucleo centrale possono risalire a molto prima del XI secolo.
Purtroppo il Vescovo apprezza poco l’arte e il valore degli affreschi e dà ordine di imbiancare le pareti dell’abside una volta riparate. Ordina poi che l’altare “vale exiguum” deve essere ingrandito nella misura di un palmo e deve essere rivestito con una pedana di legno. Ordina anche che gli affreschi consunti dal tempo vengano ritoccati dalla mano di un pittore.
Nel corso dei secoli successivi attraverso varie vicissitudini la chiesa andò poi preda dell’incuria e fino a qualche decennio fa era praticamente adibita a magazzino di vario genere.
Fortunatamente negli anni seguenti ha subìto un radicale restauro e nel 1983 è stata affidata dal Vescovo alla Comunità Incontro di don Gelmini, e oggi ospita alcuni ragazzi nel loro percorso di lavoro e riflessione. Il posto è tornato all’antico splendore ed è un luogo silenzioso immerso nella natura e che invita particolarmente alla preghiera.
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