A qualche centinaio di metri dalle mura di cinta del paese, in mezzo a grandiosi lecci, ognuno depositario di una sua storia, sorge una caratteristica chiesina dedicata a Santa Cristina che risale a oltre il 1500. In questa chiesina venne portata nel 1574 una delle pietre dell’altare di Santa Cristina in Bolsena, bagnata dal sangue del famoso miracolo. All’interno c’è un pregevole affresco.
L’affresco rappresenta Santa Cristina tra due Santi: Bonaventura e Tommaso d’Aquino, che papa Urbano IV inviò a Bolsena a verificare l’autenticità del miracolo. L’affresco è dominato in alto da una meravigliosa immagine della Vergine in un volo d’angeli.
Il vescovo di Amelia, Bartolomeo Farrattini (1562-1606), dietro insistenti preghiere del parroco di Porchiano Roberto Strada, ottenne dal vescovo di Orvieto Simoncelli una pietra del famoso miracolo di Bolsena e reliquie di Santa Cristina. E’ da far presente che Bartolomeo Farrattini aveva una villa e proprietà in territorio di Porchiano, era un quotatissimo padre conciliare a Trento e faceva viaggio con il vescovo Simoncelli. Dietro tale richiesta il capitolo di Bolsena donò pietra e reliquie che senza meno vennero trasferite a Porchiano il 10 maggio. In tale data da tempo immemorabile si celebra una festa detta di voto.
Nella “Historia dell’ostia” di monsignor Pennazzi, vicario generale di Montefiascone, si legge: “La quinta pietra si trova in Porchiano, villa nella diocesi di Amelia…”. In tale documento si legge anche che la preziosa reliquia venne deposta nella chiesa di santa Cristina sotto l’affresco: “…e sotto di questo un buon pezzo di pietra delle sante pedate…”. “Si narra che lo scalpellino incaricato di aggiustare la pietra volle provare con la punta dello scalpello a togliere la goccia principale del sangue e che il marmo si affondò come molle cera onde la goccia venne dimezzata”. E’ leggenda? Certamente esiste e si può osservare un buco informe e la goccia di sangue dimezzata. La pietra del miracolo di Bolsena, in un secondo tempo, venne portata dalla chiesina di santa Cristina alla chiesa parrocchiale dedicata a san Simeone, primo vescovo di Gerusalemme, accanto all’altare maggiore. Sopra c’è una lapide in cui si legge: “Sanguis Christi et reliquiae santorum. A.D. MDCXXIIII Rob. STRAD.”.
Nel 1992 al termine di un lavoro di restauro curato dall’artista di Spello Giuliano Raponi, l’affresco è stato nuovamente presentato alla comunità parrocchiale di Porchiano. In occasione della cerimonia, la dottoressa Margherita Romano, ispettrice della Soprintendenza dei Beni Culturali e Storici dell’Umbria, ha svolto una significativa ed interessante relazione, rimarcando le difficoltà superate per il recupero dell’opera e il suo valore storico. Ha poi rivelato per la prima volta il nome dell’autore, fino ad allora sconosciuto: Cesarei Perino, spoletino, nato nel 1530, di cui si ha documentazione di opere fino al 1599. Nei suoi lavori egli unisce reminescenze della scuola perugina, specie dello Spagna, al manierismo fiorentino-michelangiolesco; in più evidenzia anche qualcosa dello Zuccari e di Jacopo Siculo.
La chiesa di santa Cristina è certamente molto anteriore al 1500, poiché sulla relazione della visita pastorale del vescovo Camaiani, redatta nel 1574 e pervenutaci integra, viene verbalizzata la necessità, già da allora, di una consistente opera di restauro e di consolidamento delle pareti e del tetto, non escluso il pavimento. Quindi a quella data era già vecchia in un certo senso, se non proprio mal tenuta… cosa che non convincerebbe tanto, data la devozione così radicata nei porchianesi verso la santa. Vi è accenno nella relazione ad un affresco della santa “di recente fattura” con chiaro riferimento appunto alla pittura del Cesarei oggi restaurata dal signor Raponi.
L’affresco è steso su tutta l’area concava del retro altare della chiesetta, contornato da un pregevole fregio; il tutto quasi completamente recuperato dal precedente stato pietoso di logoramento dovuto al tempo, alla posizione ambientale, alle avversità atmosferiche ed alle carenze murarie della parete. Un particolare del dipinto è stato “riscoperto”, abbassando l’altare che lo copriva alle primitive misure di altezza.
Il dipinto dell’abside raffigura in alto una miriade di angeli attorno alla Madonna con Bambino. In basso, con sfondo di vari paesaggi ancora oggi sconosciuti, è santa Cristina in piedi su una grande pietra che ricorda uno dei “misteri” del suo martirio avvenuto nel 302, sotto l’impero di Diocleziano, complice suo padre Urbano. Ai lati di Cristina i santi Tommaso d’Aquino e Bonaventura da Bagnoregio, testimoni del miracolo.